Campo a Suvignano: un’opportunità di crescita e rinascita

Categoria: Paim Social&Care

Campo a Suvignano: un’opportunità di crescita e rinascita

C’è un legame profondo tra il lavoro della terra e il percorso di cura. Lo sanno bene i ragazzi della Struttura Residenziale Psichiatrica (SRP) “I Numeri Primi” di Gruppo Paim, che anche quest’anno hanno preso parte alle attività agricole presso la Tenuta di Suvignano, un bene confiscato alle mafie e oggi simbolo di legalità e riscatto.

Per una settimana, i volontari di Gruppo Paim — insieme a Jessica Giusti, coordinatrice delle aree salute mentale e anziani, Marco Sperti, coordinatore della comunità, e il dott. Paolo Marchetti, supervisore — hanno partecipato al “Campo a Suvignano”, un’esperienza di lavoro e condivisione che unisce agricoltura sociale, educazione ambientale e crescita personale.

Il valore del lavoro come terapia

La giornata comincia presto, sotto il sole e con gli strumenti del mestiere: zappe, vanghe, pale e carriole.
Il terreno, già smosso da un mezzo agricolo dell’azienda, viene lavorato a mano, “rigirato” e arricchito con concimazione organica ottenuta dal letame delle asine della tenuta. Un lavoro faticoso, come ricorda con un sorriso uno dei partecipanti, “perché la terra è bassa”, ma profondamente gratificante.

Come raccontano gli operatori, ogni gesto diventa parte di un processo di riattivazione non solo del terreno, ma anche di sé stessi. Coltivare, seminare, prendersi cura di qualcosa che cresce significa imparare a riconoscere il proprio valore, a rispettare i tempi, a costruire relazioni basate sulla fiducia e sulla collaborazione.

Un progetto che unisce legalità, salute e inclusione

Suvignano è una tenuta agricola confiscata alla criminalità organizzata e restituita alla collettività. Qui la terra diventa simbolo di giustizia, un bene comune che rinasce attraverso l’impegno civile, il lavoro e la solidarietà.

Il gruppo di Gruppo Paim ha contribuito a riattivare un orto sociale destinato a donne che hanno subito interventi chirurgici di contrasto al tumore, un progetto che intreccia salute mentale, agricoltura sociale e sostegno alle fragilità.
L’obiettivo è creare un luogo dove prendersi cura della terra e, allo stesso tempo, ritrovare equilibrio, autostima e relazioni autentiche.

Le parole di Jessica Giusti

Tra i filari appena dissodati e i volti stanchi ma sorridenti, Jessica Giusti sintetizza così il senso profondo di questa esperienza:

“Spero che i ragazzi possano cogliere il meglio da questa esperienza, che continuino a lottare con coraggio per non deviare dal giusto cammino che hanno scelto, e che non si lascino scoraggiare dalle probabili ricadute.
Sono orgogliosa dei ‘miei’ ragazzi e onorata di condividere tutto questo con Maurizio Pascucci, presidente dell’Associazione Fior Di Corleone.
A te, Maurizio, il mio grazie più sincero. Non solo per averci rinnovato questa opportunità, ma soprattutto per la tenacia con cui vivi e fai vivere a tutti noi questa esperienza, per l’umanità e quella saggezza quasi paterna che dimostri ogni giorno nel rapporto con i ragazzi.”

Parole che racchiudono l’essenza del lavoro educativo e terapeutico portato avanti da Gruppo Paim: un approccio centrato sulla persona, sulla fiducia e sulla possibilità concreta di cambiamento.

L’incontro con l’Associazione “Fior Di Corleone”

L’esperienza a Suvignano è resa possibile grazie alla collaborazione con Maurizio Pascucci e l’Associazione “Fior Di Corleone”, che da anni promuove progetti di cittadinanza attiva e agricoltura sociale nei beni confiscati alle mafie.

La sinergia tra le due realtà ha permesso di unire competenze educative e sociali con un forte impegno civile, trasformando il campo in un laboratorio di legalità e di vita.
Ogni semina, ogni zolla di terra rivoltata è un gesto che racconta la volontà di costruire un futuro diverso, fondato sul rispetto, sulla solidarietà e sull’inclusione.

Una settimana che lascia il segno

Il “Campo a Suvignano” non è solo un’esperienza formativa, ma una palestra di resilienza.
I ragazzi tornano con le mani sporche di terra, ma con il cuore più leggero. Hanno imparato a collaborare, a superare la fatica, a vedere il risultato concreto del loro impegno.

Insieme, operatori e ospiti hanno dato nuova vita a un luogo che rappresenta la rinascita della legalità e la forza della comunità.
Un esempio di come la cura, l’ambiente e il lavoro possano diventare strumenti di guarigione e di crescita collettiva.

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